Caro Marco,
prima di uscire, l’altra sera, ti ho pensato per un attimo mentre mi preparavo. Ho pensato che
non ci rivedevamo da qualcosa come due o tre anni, che tante volte avevo
parlato di te nei miei racconti, che tante volte ti avevo ricordato tra le note
di qualche canzone e in qualche conversazione lontana lontana da te. Ti avevo visto
per l'ultima volta nell'aprile di uno stranissimo 2011: ero rimasta a guardarti
andare via, soffermandomi sulla tua sagoma che avrei riconosciuto tra altre
mille, e mai avrei pensato che avrei dovuto aspettare due anni e mezzo prima di
rivederti di nuovo. Sono successe tante, tante cose in tutti questi mesi. Ho viaggiato. Ho suonato. Ho conosciuto. Ma ho amato poco, anzi quasi niente, e si sente.
Tu che stai facendo? Mi
piacerebbe tanto saperlo. Che so, leggere qualche tua poesia, sapere quando
l’hai scritta, sapere che hai combinato in tutto questo tempo e se ti sono
venuta mai in mente. Ho ascoltato qualche canzone del tuo nuovo gruppo, veramente niente
male. Sono capitata una volta a Milano, che è ormai la tua città. Mi era quasi venuto in
mente di chiamarti ma l’idea mi è passata subito di mente. Forse non
avresti voluto incontrarmi per via della tua solita lascività, e mi sarebbe dispiaciuto. Inoltre non avevo più il tuo numero e
non mi andava di chiederlo in giro. Però mentre camminavo per la città ti ho
pensato tante, tante volte, ripensavo alle cose che mi avevi detto su Milano ed
era come se in piccolissima parte l’avessi già vista, tramite i tuoi occhi. In ogni posto mi guardavo
intorno e mi chiedevo a quanti metri o chilometri eri da me in quel
momento. Evidentemente troppi perché non ci siamo mai incrociati. Ora sto
ascoltando un pezzo anni cinquanta di Jerry Lee Lewis. Sai dove vorrei trovarmi
in questo momento, e dove mi trovo se solo chiudo gli occhi? Al ballo del
liceo. Ma che meraviglia che era, ti ricordi? Ricordo la tua macchina nel pomeriggio stipata di birre; tu, splendido in occhiali da sole e camicia hawaiana. E poi mi ricordo della
tua chitarra blu, della sera in cui ti aspettai davanti al pub senza vederti
comparire, delle mattine in cui cercavo la tua macchina nel parcheggio della scuola, dei
miei orecchini neri che ti piacevano, di quando ti feci ascoltare i Cure per la prima volta.
E poi l'altra sera, dopo circa trenta mesi senza di te, mi sei comparso davanti.
-Marco!-
-Oh.. Ciao-.
Imbarazzo, emozione, fibrillazione, sentimento, amore, amore, amore. Perché eravamo così tesi, così impacciati, così sempre uguali dopo tutto questo tempo, Marco? Io non lo so. So solo che spero di rincontrarti. Ma non una volta. Cento, mille. Diecimila. Sempre.
Ciao,
RispondiEliminanon per impicciarmi, ma penso che il destinatario dovrebbe leggere queste bellissime parole... So quanto è difficile, ma è peggio stare nel silenzio oppure rimpiangerlo a vita? <.< Coraggio e pensaci su! :)
Hai ragione Laura... Ma quant'è difficile? Non saprei neanche da dove iniziare!
Eliminabellissime parole..
RispondiEliminacontinua non smettere
Ti ringrazio, Veronica.. Chissà se queste parole un giorno serviranno a qualcosa :)
EliminaPerché non la scrivi a penna e la spedisci?
RispondiEliminaNon avere paura, fallo. La lettera è bellissima e,indipendentemente da quale sarà la risposta, Marco apprezzerà il fatto che gli hai parlato con il cuore.
Speriamo.. Tra un po' è il suo compleanno ed ho deciso di scrivergli per quel giorno.. Vedremo :/
EliminaCiao, l'hai mandata alla fine? Com'è andata?
RispondiEliminaUn grande abbraccio!
Cara Laura, a breve sarà il suo compleanno ed ho deciso di mandarla, per posta tradizionale, in quell'occasione.. sto già tremando dalla paura! :) Vi farò sapere senz'altro.. Speriamo bene! Un abbraccione anche a te
EliminaIn bocca al lupo!!! >_<
EliminaCrepii :)
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