martedì 11 febbraio 2014

Cronache di una giornata- nongiornata senza Rete

Oggi ho fatto fuori due pacchi di patatine al lime e pepe rosa. Sono davvero un’indegna. Le avevo prese “per gli ospiti” o “per accompagnarli ad UNA birra, prossimamente”. Certo, come no. Dimenticavo che in casa c’era in atto un autentico disastro planetario. Un vuoto incolmabile. Una tragedia. Data, in definitiva, dalla mancanza di malvagie onde wi-fi sparpagliate per il corridoio. In parole meno poetiche ma più di sostanza, mancava internet. Il fattaccio, il momento di rottura con la Rete, insomma, era avvenuto mentre studiavo mattamente e disperatamente in camera e iniziavo a ridere tutt’a un tratto pensando all’ennesima imbecillata da mandare in giro per il web, tramite mezzi rapidi e tecnologici. Così scoprivo, mio malgrado, che il mio innovativo cellulare non rispondeva alla Rete, e tantomeno il più vetusto computer. Dunque mi avvicinavo alla scatola con le lucine (neologismo che avrebbe poi avuto modo di ultilizzare la signorina del call center, per indicarmi il modem) e con orrore realizzavo che era senza vita. Senza il barlume di una speranza o di una lucina, verde o rossa che fosse. Iniziava una lunga tiritera di telefonate, staccamento e attaccamento di cavi, connessioni lente e timide tramite l’unico aggeggio in casa disposto a concedere un po’ di Rete, il suddetto tecnologicissimo cellulare.
Improvvisamente Internet diventa vitale. Vitale ascoltare il nuovo singolo dei Pearl Jam. Vitale leggere come si aprono i vasetti dei pelati senza usare l’apriscatole. Vitale cercare parole improbabili in inglese. Panico, angoscia, paura. Sguardi nervosi in giro per la casa. Tensione che si taglia col coltello. In sottofondo una terribile Total Eclypse of My Heart pescata nei meandri di vecchie compilation, a rendere il tutto ancora più assurdo. E poi, finalmente, arriva Errico. Il tecnico! Ah! Sostituendo il modem in pensione con uno nuovo, riporta l’armonia, la gioia e le onde wi-fi in questa casa. Allontanando l’eventualità di passare altre giornate senza avere la concentrazione di fare niente, mangiando patatine come se non ci fosse un domani, pensando a tutte le cose belle da aggiornare, controllare e scaricare. Bref. Siamo tutti troppo malati di Rete.  

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